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SAPER ASCOLTARE |
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E' possibile valutare la capacità di ascolto in relazione al tempo dedicato, alla modalità ed ai benefici ricevuti?
Saper "ben ascoltare" può portare ad aprire la mente a nuove idee, a
nuove soluzioni, ad arricchimento della persona. E' un'abilità che
può essere molto utile anche per la crescita professionale. Da studi statistici è stato rilevato che, nei processi di comunicazione, la maggior parte del tempo viene dedicata all'ascolto. Poiché il tempo è un bene prezioso e va utilizzato al meglio, le modalità di ascolto dovrebbero essere migliorate. Un metodo è quello di analizzare schematicamente le proprie modalità di ascolto e tentare di quantificarle:
Quanto si è disposti a credere che quest'ultima modalità possa allargare le conoscenze, facilitare i rapporti, evitare errori, risparmiare tempo, aumentare la fiducia nella relazione? Può valer la pena di fare dei tentativi? Lo sforzo necessario sarà di spostare il l'interesse dal "perché" l'altro dice, interpreta o vive una situazione al "come" la dice: avendo, e quindi mostrando, interesse e comprensione ("sei importante, ho stima di te e riconosco, rispetto e condivido il tuo sentimento"). Potrebbe succedere che chi parla, sentendosi ascoltato, tenterà di migliorare la comunicazione sia nella quantità che nella qualità a tutto vantaggio della ricchezza delle informazioni, del senso di sicurezza, della fiducia e dell'onestà. Applicare una più efficiente modalità di ascolto avrà diversi vantaggi nei vari ambiti:
Rapportarsi al meglio con gli altri aumenta l'autostima e la
fiducia in se stessi: si immagazzinano più
informazioni, si eseguono meglio le istruzioni ed anche si ha
maggior controllo su quelle date. Gli obiettivi raggiungibili ascoltando a livello attivo empatico potrebbero consistere, quindi, in un arricchimento personale, in un sostegno al nostro interlocutore perché trovi da solo le risposte ai suoi problemi o entrambi contemporaneamente; in tutti i casi:
conviene aspettare il proprio turno ascoltando e poi parlare
le nostre
abitudini di ascolto in qualche modo sono state influenzate dai
modelli appresi da bambini e da come si è sviluppata la nostra
integrazione nelle prime occasioni di socializzazione. Ecco due semplici esercitazioni per:
o
a)
Nella situazione in cui il nostro interlocutore è preda di uno stato
emotivo alto (rabbia, ansia, agitazione), per un fatto che non
dipende da te, prova ad ascoltare al livello attivo empatico. b)Prova
ad ascoltare al livello attivo empatico quando il problema che
ha causato lo stato emotivo ti coinvolge come attore
(l'interlocutore ti considera la causa del suo stato emotivo
perturbato). o Fai mente locale su qualche persona che ritieni un "buon ascoltatore", poi rifletti sul suo modo di porgersi e sulle gradevoli sensazioni che ti procura; ricorda, inoltre, qualche situazione in cui un buon ascolto ha o avrebbe risolto un problema più in fretta.
o Prova a ripensare ad alcuni momenti passati della tua vita in cui sei riuscito ad esprimerti su argomenti "difficili"; quanto ti sei sentito veramente ascoltato; con chi eri? Quando o quanto invece hai "dovuto tener dentro" perché bloccato dal tuo interlocutore? Chi era? Da chi ti piacerebbe o ti sarebbe piaciuto essere ascoltato di più? o Per alcuni minuti chiudi gli occhi e concentrati sui rumori che provengono dall'esterno sforzandoti di captare anche quelli meno percettibili.
o
Prova ad ascoltare con impegno una conferenza per te poco
interessante o gli interventi di una riunione noiosa.
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