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Giuseppe Guttilla
 

Pro Loco di Ciminna

Presso Museo Etnografico – Via Roma – 90023 Ciminna

1732  -  L’ultimo atto di fede  dell’inquisizione  -  Antonino  Canzonieri
 

Figlio di Giuseppa e Pietro Canzonieri, nacque a Ciminna il 26 aprile 1673. di famiglia agiata ebbe un solo fratello di nome Antonio che esercitò sempre in Ciminna, fino a 40 anni la professione di Notaio.

Antonino pur potendo vivere nell’agiatezza, preferì stabilirsi a Palermo, ove esercitò la professione di Procuratore Legale. Egli fu anche filosofo e teologo, e sebbene non si trovano tracce scritte intorno alle sue opinioni scientifiche, tuttavia dalle eresie che gli furono imputate dall’Inquisizione e dal grande numero di Teologi predicatori e Maestri di spirito incaricati di convertirlo, si può affermare che il Canzonieri doveva possedere grande cultura e padronanza nell’argomentare le sue opinioni.

Il 5 febbraio 1723 egli fu carcerato per ordine del Tribunale d’Inquisizione, perché era solito negare il precetto pasquale, negava l’esistenza degli spiriti, dei miracoli e dei sacramenti, e credeva che il cielo e la terra, fossero opera della natura e non di Dio.

Non solo, ma egli si vantava anche di essere stato il primo, a cui Dio avesse comunicato il lume della conoscenza su quanto asseriva delle cose divine, e si doleva pure di essere sfortunato nel mondo, perché non aveva seguaci della sua legge, come li ebbero  Ario, Martin Lutero, Calvino, Maometto ed altri.

Fu un filosofo?  Fu un pazzo? Agli  Inquisitori, parve un demente; perciò lo fecero esaminare dai migliori medici di quel tempo, ma gli stessi, unanimemente giurarono con pubblica attestazione che lo stesso era di sano mente.

Quindi, in data 19 dicembre 1729 il Tribunale dell’Inquisizione previa consulta sentenziò e dichiarò  Canzonieri  eretico formale, eresiarca, apostata della fede, pertinace ed impenitente, e come tale rilasciato al braccio secolare con la confisca di tutti i suoi beni. Tuttavia, prima di dare esecuzione alla detta sentenza, gli inquisitori lo fecero visitare da innumerevoli teologi, predicatori, maestri di spirito e uomini di santa vita, che si sforzarono di convertirlo a penitenza con ragione, con industrie e con tutti i mezzi a loro disposizione, fino a farlo esorcizzare dai più bravi esorcisti del tempo.

Ma il Canzoniere si mostrò sempre pertinace nelle sue opinioni, anzi procurò di convertire gli stessi teologi, tanto che il caso parve così grave al Santo Tribunale, che questo  pensò necessario mandare una relazione sommaria al feroce Cardinale Kollenitz – il Terquemada Inquisitore Generale di quel tempo, per riceverne gli oracoli.

Questi rispose il 31 marzo 1731, ordinando che si desse subitanea esecuzione alla sentenza condannando  l’inquisito  ad essere bruciato vivo.

Fu stabilito di eseguire la condanna, nello spettacolo del Sant’Ufficio, che si tenne nella Chiesa di San Domenico il 2 ottobre del 1731.

Tutto era pronto perché il Canzonieri fosse dato alle fiamme nel piano di Sant’Erasmo, dove era stato già preparato tutto, ma il giorno destinato allo spettacolo ed al rogo, alle ore 13 e mezzo il povero Canzonieri, sia per la spossatezza dei patimenti subiti, sia per le veglie forzate, sia per l’amore di riacquistare la libertà, fece  atto di penitenza e si dichiarò temerario, eretico formale e pertinace, per cui non più ostinato nei suoi errori, ma come penitente, usci dal carcere e fu condotto nella sala del tribunale nella chiesa di San Domenico, ivi, mostrando segni di ravvedimento, fu cantato il Te Deum e la sua conversione portò tantissima allegria in tutta la città di Palermo dove egli era molto conosciuto, gli si perdonò la vita ed al posto suo fu bruciato un fantoccio di pezza, dopo di che fu ricondotto in carcere di penitenza.

Ma, trascorsi 20 giorni, scrive il Canonico Dr. D’Antonimo Franchina nel suo breve rapporto alla Santa Inquisizione di Sicilia, con maggiore perfidia di prima, l’infelice Canzonieri ricadde nella sua eresia, ne fu indotto a penitenza dai più dotti e zelanti teologi designati dal Tribunale, perciò finito il secondo ed ultimo processo, fu dal tribunale rilasciato al braccio secolare come eretico impenitente ed il giorno 22 marzo 1732, nello spettacolo pubblico in San Domenico, fu dai giudici condannato ad essere consegnato vivo alle fiamme.

La sentenza fu eseguita lo stesso giorno alle ore 19 e mezza nel piano di Sant’Erasmo in Palermo.

Tale fu la sorte dell’infelice Canzonieri, dopo una lunga prigionia durata nove anni. Da quanto è stato detto, risulta che egli, oltre ad essere conoscitore di questioni legali, lo fu anche per la filosofia e la teologia.

Per l’audacia delle sue opinioni e per l’ardore con cui le sostenne fu dato per pazzo, tuttavia i medici lo giudicarono sano di mente, ritrattò le sue opinioni, ma non lo fece con convinzione. Dagli Inquisitori fu giudicato eretico ed apostata. Moltissimi altri lo giudicarono al pari di Galileo un martire del libero pensiero. Certo è che egli fu l’ultima vittima dell’Inquisizione e con la sua morte si chiuse la lunga serie di questi funesti spettacoli chiamati atti di fede.

Il suo nome fu ed è stato per troppo tempo dimenticato, perché gli storici hanno sempre ricordato come ultimo atto di fede lo spettacolo solenne di Frate  Romualdo e Suor Geltrude, avvenuta nel 1724, ben otto anni prima di quello ultimo del Canzonieri che avvenne nel 1732.

Il Canzonieri non lasciò eredi, per cui sarebbe opportuno che Ciminna, oggi,  assumesse il ruolo di tenutaria del suo ricordo. 

  Giuseppe Guttilla-Presidente