La riflessione della
psicologa: “Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti
con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è
misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa
farcene? Smettiamo di fare la caccia alle streghe, di
domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto
questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo.
Per esempio...
“Credo che il cosmo abbia
il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando
queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo
vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare...
In una fase in cui il
cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è
arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti
paesi a seguire, sono costretti al blocco; l'economia
collassa, ma l'inquinamento scende in maniera considerevole.
L'aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira...
In un momento storico in
cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti
richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in
tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che,
in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i
segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che
portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se
siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.
In una società fondata
sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14
ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati né
domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento
all'altro, arriva lo stop.
Fermi, a casa, giorni e
giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il
valore, se non è misurabile in compenso, in denaro.
Sappiamo ancora cosa
farcene?
In una fase in cui la
crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata
spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le
scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a
rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci
costringe a rifare famiglia.
In una dimensione in cui
le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate
prevalentemente nel "non-spazio" del virtuale, del social
network, dandoci l'illusione della vicinanza, il virus ci
toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno
si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel
freddo del non-contatto.
Quanto abbiamo dato per
scontato questi gesti ed il loro significato?
In una fase sociale in cui
pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci
manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne è la
reciprocità, il senso di appartenenza, la comunità, il
sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui
prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La
responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni
dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti
circondano. E che tu dipendi da loro.
Allora, se smettiamo di
fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa
o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa
possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto
su cui riflettere ed impegnarci.
Perché col cosmo e le sue
leggi, evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il
virus, a caro prezzo."
Francesca Morelli
Se semo lasciati. Mica se semo
più sentiti, è finita. Ma del tutto. Semo tornati ad esse
perfetti sconosciuti. I ricordi cor tempo sbiadiscono, e
pure que risate sotto braccio, mentre camminavamo perdono er
suono. L'occhi sua cominciano a sbiadí. Ed il suono da voce
sembra sempre più lontano. Er tempo passa, i ricordi
sbiadiscono. Ma, c'e sempre quarcosa dentro. Come un filo
immaginario che me lega continuamente a lei. E strano, io
ancora la sento, ancora la bacio. Ancora la abbraccio, ed
ancora ce faccio l'amore. E nonostante la vita c'ha diviso,
io la sento ancora qua.
E allora perché non torni da
lei?
- perché pensi che
basterebbero, du belle parole un mi manchi, pe ritornà
quello che eravamo? Si, a vorte basta. Ma quanno te sei
amato male, quanno l'amore è stato troppo, ma allo stesso
tempo troppo sbajato questo nun basta. E pe quanti ricordi
tu ce possa ave, diventano cenere dentro al taschino destro
della giacca che indossi. Er profumo, nun t'abbasta perché
ta ricorda, er dolore quanno litigavi, quanno le urla
coprivano i ti amo. E le lacrime sorcavano er viso, come na
rosa che sfiorisce. E c'amavamo. Credime. Ma era sempre
sbajato. Na vorta era er momento, na vorta er tempo, na
vorta eravamo sbajati e basta. La frustrazione de nun poteje
da quello che se merita, de faje sacrifica sempre ogni cosa
perché tu sei bloccato e allora nun poi.
E sai che succede, che l'amore
nun basta. L'amore o devi cortiva, o devi sape cura. Perché
la stessa potenza te torna ndietro co la stessa forza e te
stenne. E cosi finisci, a pensalla lontana. Pensi chissà se
ride, se oggi ha magnato, se je annato tutto bene a lavoro.
E se è uscita, o sta a casa.
Pensi de annalla a trova, ma
quanno la guardi sorride,co npo de malinconia sai che è er
bene suo quello che stai a fa. Perché sete due pezzi che nun
se ncastrano. Due cose che se attragono ma che se
distruggono.
E le macerie nun so pe lei.
Nun
se po zozzà le mani, a ricostruisse pe te.
Na
donna nun so merita.
Na
donna, lei se merita quarcuno che da que macerie ce faccia
nasce nfiore, ncampo de girasoli, o de rose.
Se merita n'omo, che je mostri
ogni petalo, de quer campo che l'ascolti e che la faccia
perde nsieme alle paure sue.
Ed io la nmezzo, ce l'ho
portata.
E se semo persi distrutti.
Lei se merita er sorriso più
bello de roma, se merita er tevere de notte tutto illuminato
co san Pietro a faje da cornice.
Se merita, er colosseo baciato
dalla luna.
Se merita, er tevere ca
rispecchia roma de notte.
Se merita er mejo, ma no de na
città de n'omo.
E pe quanto possa sembra
difficile, vedrai che cor tempo capirà la scerta mia.
Quanno
un altro la farà sorride cosi forte da faje scoppia er core,
quanno un altro la anna a pia sotto casa, e l'abbraccierà
vedrà quello che je mancato. E l'amerà. Vedrai. Daje er
tempo de capillo.
Nun
ce deve ave fretta.
Io so no stronzo, e sembro
n'egoista.
Ma so che ngiorno, la
ncontrerò felice, co le buste de natale, passeggiando per il
corso.
E rivedendo, qua scalinata sa
ricorderà der primo ammore.
Ma guardandose de fianco,
vedrà l'urtimo.
E allora me sentirò,
orgoglioso se tra le mani strignesse nregazzino.
Perché la bimba che ho amato,
e diventata na donna e tra tutte, pe me resterà la più
bella.
E sarà amata e protetta, me la
porto ner core e sulla bocca.
Perché alcune albe so sempre
le più belle.
E pe me lei é stata sempre
l'inizio, e mai la fine.
non so chi l’ha scritta, ma è
davvero molto bella!!
Nessun uomo
ha diritto di fare morire un altro uomo!
Chi è in pericolo della propria
vita deve essere aiutato prima di ogni calcolo politico.
Chi non lo fa non è degno di
essere considerato uomo.
Machiavelli ci ha insegnato che il
fine giustifica i mezzi, ma davanti alla vita umana non
c'è nessun fine che può
giustificare chi volta le spalle e finge di non vedere.
Solitamente
l’espressione “fare dei voli pindarici” viene attribuita a persone
che tendono a proiettarsi in un mondo irreale, creativo, dunque a sé
stante. Il termine deriva dal nome dell’antico poeta e cantore greco
Pindaro, uno dei più grandi esponenti della lirica corale, per
intenderci.
Di base è un
distacco dalla realtà contemporanea e il conseguente ingresso in un
mondo ad essa parallelo, spesso dai contorni allucinogeni e
fiabeschi dove regna una “sana” alterazione assolutamente deviante e
per certi versi destabilizzante.
È una sorta di
“droga autofinanziata” dal nostro cervello quindi un viaggio nel
subconscio. Il raggiungimento di un mondo fantastico senza far uso
di droghe sintetiche e quindi una pura e libera divagazione in
un’entità creata da noi stessi. Naturalmente molto dipende dal
quoziente d’immaginazione e inventiva che appartiene a ognuno di
noi.
La missione del
“volo” è quella di annientare gli influssi catastrofici e nefasti
del mondo circostante. Una non-accettazione della realtà porta
quindi a farsi cullare in mondi colorati e conditi da dolci
evasioni, staccarsi dal suolo terreno metaforicamente. Un distacco
dai propri doveri per approdare in un mondo fatto di ricordi,
emozioni, sogni e aspirazioni.
Insomma un vero e
proprio trionfo della fantasia, nella sua più larga accezione del
termine.
Lunga vita al
volo, dunque, ed ai suoi benefici influssi.
… e se può
esservi d’aiuto, lasciatevi “rapire” da un volo pindarico…!
Sono molte le
persone che nell’esprimersi effettuano tale volo, riescono a passare
in maniera originale e ardita da un argomento all’altro rimanendo in
un contesto unitario. Può assumere un duplice senso, negativo cioè
divagare e saltare da un ragionamento all’altro senza logica, oppure
positivo, cioè saltare sì da un argomento all’altro però mostrando
fini capacità digressive nonché abilità nel mantenere un filo
conduttore nel discorso.
Jonathan Swift (Da i viaggi di Gulliver)
– … e dichiarò come sua opinione personale che “chiunque è capace di
far crescere due spighe di grano o due fili d’erba dove prima non ne
cresceva uno, merita assai più del genere umano e rende al suo paese
un servigio assai più importante che non tutta la genia dei politici
messi insieme”.
Saggezza sconosciuta a gran parte dell'umanità
che preferisce correre dietro alle chiacchiere di furbi soggetti
piuttosto che ai fatti concreti di chi risolve loro i problemi reali
della vita!!! che ne pensate? Buongiorno amiche amici Santino
Gattuso
Arturo Ricci ( Firenze , 1854-1919) è stato un italiano
pittore, soprattutto di genere soggetti costume.
È stato un residente di Firenze, dove aveva studiato sotto
Tito Conti. Tra le sue opere: Veduta di Viareggio; Il
Ciabattino, Il pranzo di nozze; Il fanatico per la musica;
La visita alla figlia; L'ultima Lettera Amorosa; Risposta
all'ultima Lettera Amorosa; Ritorno dalla guerra; Il pranzo
di nozze; e Il Ritorno degli sposi Dalla Chiesa.
Voi siete nati insieme, e insieme starete per sempre.
Voi sarete insieme quando le bianche ali della morte
disperderanno i vostri giorni.
Sì, insieme anche nella tacita memoria di Dio.
Ma vi siano spazi nella vostra unione,
e fate che i celesti venti danzino tra voi.
Amatevi reciprocamente, ma non fate dell’amore un laccio:
Lasciate piuttosto che vi sia un mare in moto tra le sponde
delle vostre anime.
Riempia ognuno la coppa dell’altro, ma non bevete da una
coppa sola.
Scambiatevi il pane, ma non mangiate dalla stessa pagnotta.
Cantate e danzate e siate gioiosi insieme, ma che ognuno di
voi resti solo,
così come le corde di un liuto son sole benché vibrino della
stessa musica.
Datevi il cuore, ma l’uno non sia in custodia dell’altro.
Poiché solo la mano della Vita può contenere entrambi i
cuori.
E restate uniti, benché non troppo vicini insieme,
poiché le colonne del tempio restano tra loro distanti,
e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra
dell’altro.
Studiosi concordi: lo zenzero è molto più efficace dell’ibuprofene
e ha la stessa efficacia del cortisone, ma con una piccola
differenza, non ha i devastanti effetti collaterali dei
farmaci chimici. Ma non lo dite in giro, la gente non deve
saperlo, le Lobby dei Farmaci ci rimetterebbero un sacco di
soldi !!
Attenzione, non siamo una rivista
scientifica e ciò che leggete è stato preso da internet. Vi
invitiamo pertanto, in caso di malattia, di rivolgervi al
medico e fare tutto ciò che vi verrà consigliato.
Un nuovo studio che ha comparato l’efficacia dello zenzero
con i più comuni antidolorifici somministrati dai medici
come l’ibuprofene e il cortisone ha dimostrato che questa
spezia usata da millenni nella medicina Ayurvedica è molto
più efficace dell’ibuprofene e ha la stessa efficacia del
cortisone, con una differenza sostanziale: lo zenzero non
produce i pesanti effetti collaterali dei farmaci chimici,
ma anzi apporta benefici anche ad altri livelli.
Lo studio pubblicato sulla rivista medica Arthritis rivela
che lo zenzero contiene dei composti in grado di inibire la
produzione di citochine, le molecole che causano
infiammazione e quindi dolore.
Questa capacità curativa è assente nell’ibuprofene
(principio attivo di molti farmaci comuni) mentre invece è
presente nel cortisone. I ricercatori hanno sottolineato che
lo zenzero è migliore però anche del cortisone perché
quest’ultimo può causare gonfiore, debolezza muscolare,
aritmia cardiaca, pressione alta, ansia e problemi di
insonnia.
Lo zenzero è stato utilizzato per migliaia di anni nella
medicina ayurvedica in India come un alimento
antinfiammatorio naturale. Il Dr Krishna C. Srivastava,
ricercatore di fama mondiale sugli effetti terapeutici delle
spezie, ha condotto una ricerca approfondita su gli effetti
antidolorifici dello zenzero all’Odense University in
Danimarca. In uno studio, il dottor Srivastava ha
somministrato a pazienti artritici piccole quantità di
zenzero ogni giorno per tre mesi. Quasi tutte le persone
coinvolte hanno avuto significativi miglioramenti nel
dolore, gonfiore e rigidità mattutina mangiando zenzero
quotidianamente. In un altro studio su pazienti affetti da
osteoartrite ci sono stati notevoli miglioramenti rispetto
al dolore alle ginocchia a seguito della somministrazione di
zenzero in dosi giornaliere da 50 a 300 milligrammi per un
periodo massimo di 36 settimane.
Lo zenzero ha dimostrato effetti antinfiammatori e
antidolorifici sia se mangiatofresco, scaldato oppure
consumato in polvere.
La quantità utilizzata nello studio del dottor Srivastava è
stata di 5 grammi di zenzero fresco o 1 cucchiaino di
zenzero in polvere, in dosi divise durante la giornata.
COME ASSORBIRE I BENEFICI EFFETTI ANTIDOLORIFICI DELLO
ZENZERO
Aggiungere lo zenzero fresco tritato o lo zenzero in polvere
nelle zuppe, stufati, fritti (al posto dell’aglio) e altre
ricette. Lo zenzero è delizioso in molti piatti sia salati
che dolci.
Se hai una centrifuga o un estrattore puoi fare dei succhi
di zenzero fresco, un concentrato di benessere che si abbina
bene con altre verdure e frutta, come carote o mele.
Capsule di Zenzero sono un modo semplice di assimilazione
per chi è spesso fuori casa. Segui le indicazioni sulla
confezione.
La Tisana di Zenzero fresco è un altro ottimo modo per
assorbire tutte le proprietà dello zenzero. Tuttavia bisogna
far bollire a lungo lo zenzero per far uscire tutti i
principi attivi. Infatti è consigliato: prendi una radice di
5-6 centimetri ben lavata e tagliata a pezzettini,
aggiungila ad un litro di acqua e fai bollire a fuoco bassa
per 45 minuti o un’ora.
La Tintura di Zenzero permette di assorbire facilmente i
principi attivi resi disponibili dalla macerazione
idroalcolica. Una dose tipica è di 30 gocce tre volte al
giorno.
Lo zenzero, come molti altri composti della natura, ha
curato l’uomo per migliaia di anni ed è per questo che ha
fatto parte dell’alimentazione. La vera cura è prevenzione e
solamente adottando delle sane abitudini quotidiane possiamo
mantenere e rafforzare il nostro benessere.
Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Journal del
National Cancer a Gennaio 2008 , 68 (1) :11-9 da Craig
Stellpflug , un ricercatore che si occupa del cancro e
specialista di nutrizione , sostiene che la radice di
zenzero è una cura miracolosa per il cancro alla prostata
che rappresenta uno dei tumori più diffusi e trattati.
Si stima che circa il 40 per cento di tutti gli uomini di
età di 50 anni può sviluppare il cancro alla prostata,
spesso senza nemmeno sapere di essere affetto dalla
malattia. Sempre secondo lo scienziato il cancro alla
prostata non uccide fino a quando non si è sottoposti a a
screening per poi essere trattati con Big Pharma protocolli.
Lo scienziato sostiene che, (poi). le cose prendono una
brutta piega ed il tumore benigno a crescita lenta, si
trasforma in genere in assassino.
I numeri per il cancro alla prostata raddoppiano dell’80 per
cento negli uomini di età di 80 anni.
Secondo Craig Stellpflug il business della vendita di
trattamenti contro il cancro rappresenta soprattutto un
vantaggio finanziario e un cash cow.
La prostata dell’uomo si allarga naturalmente con l’età. Più
grande diventa, maggiore è la possibilità che alcune delle
cellule della prostata diventano cancerose.
Ciò è dovuto, secondo lo scienziato, principalmente a diete
altamente infiammatorie ricche di glutine che causano il
cancro, ad OGM, zuccheri e additivi chimici in combinazione
con i nostri stili di vita sedentari.
La US Preventive Services Task Force di quest’anno ha
scoperto che gli esami del sangue PSA sono troppo
inaffidabili e danno risultati positivi falsi nell’ 80 per
cento dei casi e che su 1.000 uomini sottoposti a screening
solo uno rischia la morte per cancro alla prostata – ma
questo non è il peggio.
Molti uomini rischiano l’impotenza, incontinenza, attacchi
di cuore e anche la morte a causa di un trattamento di
tumori molto piccoli che non li avrebbe in primo luogo
uccisi.
Lo zenzero cura miracolosa
Il British Journal of Nutrition ha pubblicato i risultati di
uno studio americano di recente in un estratto sullo zenzero
(Zingiber officinale).
La sostanza ha in realtà ucciso cellule umane di cancro alla
prostata, mentre le cellule sane della prostata non sono
state attaccate.
I risultati sono stati verificati con una dose giornaliera
di 100 mg di estratto di zenzero per kg di peso corporeo.
In otto settimane, l’estratto di zenzero ha ridotto la
crescita del tumore della prostata della metà.
I ricercatori hanno stimato che 100 grammi di zenzero
fresco, mangiato tutti i giorni può offrire gli stessi
risultati.
Lo zenzero ha proprietà anti-infiammatorie, antiossidanti ed
effetti antiproliferativi sul tumore.
Tutto questo rende lo zenzero un promettente agente chemio
preventivo. Estratto di zenzero intero induce la morte ed
effetti di inibizione in un ampio spettro di cellule
tumorali interrompendo la progressione del ciclo cellulare
del cancro e la sua riproduzione, modulando l’apoptosi.
Ma la cosa più importante è che lo zenzero non ha alcuna
tossicità in condizioni normali. Assunto per via orale può
prevenire o alleviare la nausea derivante da chemioterapia o
cinetosi. Non solo la radice di zenzero può curare il
cancro, ma è un rimedio naturale per mal d’auto, nausea,
indigestione, flatulenza, coliche, sindrome del colon
irritabile, perdita di appetito, brividi, cattiva
circolazione, crampi mestruali, dispepsia, bruciore di
stomaco, indigestione e molti altri problemi
gastrointestinali. Lo zenzero è anche un potente
antinfiammatorio per problemi alle articolazioni ed è
indicato per l’artrite, febbre, mal di testa, mal di denti,
tosse, bronchite, artrosi, artrite reumatoide, tendiniti,
colesterolo alto e la pressione sanguigna e può anche
prevenire la formazione di coaguli di sangue interni. Lo
zenzero è anche anti-virale e ottimo rimedio contro
l’influenza.
Prostata cosa fare e cosa non fare
Ci sono studi che dimostrano che gli uomini che consumano
grandi quantità di acido folico sintetico e ossido di zinco,
hanno più probabilità di sviluppare il cancro alla prostata.
Anche gli uomini che assumono grandi quantità di
multi-vitamine possono sviluppare il cancro alla prostata
con maggiore frequenza.
Altri studi suggeriscono che l’olio di pesce, magnesio,
curcumina, broccoli e licopene (trovato in prodotti di
pomodoro) proteggono gli uomini contro il cancro.
Evitare tutti i cibi OGM e cibi elaborati con la loro
presenza di additivi chimici è molto importante per la
salute della prostata. Il mantenimento di una dieta low-carb
è noto può ridurre il rischio di sviluppare il cancro alla
prostata.
Infine non dimenticare di assumere radice di zenzero.
Sorgenti di questo articolo la Ricerca sul Cancro 1999 15
marzo, 59 (6) :1225-30. Journal del National Cancer
Institute 2008 Gen 1, 68 (1) :11-9. L’autore: Craig
Stellpflug è una specialista del cancro e si occupa di
nutrizione, stile di vita e lo sviluppo di percorsi per
combattere e prevenire la malattia. ( visita anche
http://www.healingpathwayscancerclinic.com /)
Ha 17 anni di esperienza clinica per la ricerca sul cancro
al cervello. Craig ha sperimentato in prima persona gli
effetti devastanti di vaccini e prodotti farmaceutici sul
corpo umano ed è giunto alla conclusione che uno stile di
vita naturale e rimedi naturali sono le risposte vere ai
problemi della salute.
Potete trovare il suo blog sulla salute, tutti i giorni sul
sito www.blog.realhealthtalk.com ed i suoi articoli sul sito
www.realhealthtalk.com
Tisana allo zenzero
Le proprietà della radice di zenzero ci aiutano in
particolar modo a prenderci cura del nostro apparato
gastrointestinale, ma anche a combattere raffreddore, ma di
gola e sintomi influenzali.
Lo zenzero è quasi sempre associato al Natale ed ai pezzi di
radice zuccherati che vengono consumati specialmente in
questo periodo dell'anno ma chi apprezza e ama
l'erboristeria e la fitoterapia conosce bene le
caratteristiche e le proprietà di questa radice.
Uno dei metodi più utilizzati e maggiormente in grado di
esaltare le proprietà dello zenzero è sicuramente la tisana
che ci permette di assumere, con una bevanda calda e
piacevole, molte proprietà benefiche di questa radice.
Monsanto (o
Monsanto da Beira) è una freguesia (Unità amministrativa)
del Portogallo del comune di Idanha-a-Nova. È un luogo
caratteristico per l'area megalitica di granito in cui è
situato e per la presenza di una fortezza già posseduta dai
templari.
L'origine
del paese viene fatta risalire al paleolitico e vi sono
tracce di presenza romana e, successivamente, delle
dominazioni musulmane. L'area in cui è fondato l'abitato è
situato su un montagna piatta da cui si domina il confine
con la Spagna.
Probabilmente il luogo è stato ritenuto sacro sin
dall'antichità. Molte case usano come muro di supporto i
megaliti presenti, sui quali sono state incise le sedi per i
travi dei tetti e i muri di pietra o mattone.
Nel punto
più alto del monte, da cui si gode un suggestivo panorama,
si trovano i resti di una cappella con annesso cimitero.
Interessanti alcune tombe scavate direttamente nella pietra
del monte e un'imponente castello, di probabile origine
romana, più volte rimaneggiato nei secoli.
Perchè una donna piange?
La toccante storia di un
bambino che voleva capire…
Un bambino
chiese alla mamma: mamma perché’ piangi?
Perché sono
una donna… gli risponde.
Non capisco
disse il bambino.
La mamma lo
stringe a sé e gli dice: Non potrai mai capire, amore.
Più tardi il
bambino chiede al papà: Perché la mamma piange ?
Tutte le
donne piangono senza ragione, fu tutto quello che il papà seppe
dirgli
Divenuto
adulto, chiese a Dio:
Signore,
perchè le donne piangono così facilmente?
E Dio
rispose:
Quando l’ho
creata, la donna doveva essere speciale.
Le ho dato
delle spalle abbastanza forti per portare i pesi del mondo.
E abbastanza
morbide per renderle confortevoli.
Le ho dato
la forza di donare la vita, quella di accettare il rifiuto che
spesso le viene dai suoi figli.
Le ho dato
la forza per permetterle di continuare quando tutti gli altri
abbandonano.
Quella di
farsi carico della sua famiglia senza pensare alla malattia e alla
fatica.
Le ho dato
la sensibilità di amare i suoi figli di un amore incondizionato,
anche quando
essi la feriscono duramente..
Le ho dato
la forza di sopportare il marito nelle sue debolezze e di stare al
suo fianco senza cedere.
E
finalmente, le ho dato lacrime da versare quando ne sente il
bisogno.
Vedi figlio
mio, la bellezza di una donna non è nei vestiti che porta, né nel
suo viso, o nella sua capigliatura.
La bellezza
di una donna risiede nei suoi occhi.
E’ la porta
d’entrata del suo cuore… la porta dove risiede l’amore.
E’ molto tempo che vivo con voi in famiglia,
mi avete adottato che ero cucciolo ora sono grande.
Vi sono sempre stato fedele, vi ho sempre
difeso contro tutto e tutti, ho abbaiato, ho aggredito, pur
essendo solo un cane sono diventato un leone per allontanare
da voi qualsiasi pericolo.
Ora però vedo e sento nell’aria qualcosa che
non mi convince, non mi accarezzate più come un volta,
sbuffate, sento parlare di vacanze, sento dire: “ A chi lo
diamo?” “ Dove lo lasciamo?” L’albergo vieta l’ingresso agli
animali … E tante altre cose che feriscono il mio piccolo
cuore.
Ho un brutto presentimento, non abbandonatemi
vi prego, tremo al solo pensiero! Io non vi abbandonerei
mai, io vi sono sempre stato fedele e mi sono accontentato
di un po’ di pappa e d’una cuccia, ma purtroppo temo che nei
vostri progetti io non ci sarò.
Pánta rêi (πάντα ῥεῖ) guardate
la sequenza di queste foto, avreste detto mai che si tratta sempre
della stessa persona? Tutto scorre, la nostra vita ci trasforma, le
nostre idee determinano il nostro futuro. Nulla succede per caso,
quando la vita ci mette davanti a un bivio siamo noi a decidere
quale deve essere il nostro futuro siamo noi, infatti, a decidere
cosa fare delle mille occasioni che ci si presentano. Decideremo se
buttare via la nostra vita o viverla nel migliore dei modi. Noi
sceglieremo il nostro futuro anche se, nel momento in cui facciamo
la scelta, non sappiamo ancora con certezza le conseguenze che
quella scelta potrà avere per noi!!! ciao a tutti Santino Gattuso
Paola Turci: "la solidarietà è la
considerazione dell'altro, è accoglienza, è sapere che c'è un altro
accanto a noi."
Santino Gattuso: Accoglienza è il
valore che i nostri padri hanno tanto desiderato quando emigravano
e, infine, l'hanno ottenuta! La paura di non riuscire a sopravvivere
ci spinge ad impedire ad altri di fuggire dalle guerre, ma durante
la seconda guerra mondiale tanti nostri genitori in fuga dalle
grandi città sono stati accolti nei paesini e nelle campagne
condividendo, con chi li ha accolti, quel poco che c'era e da ciò è
nato amore e non rancore e odio!!! E Tanti altri fuggirono dalla
guerra grazie a persone che non li respinsero, ma li aiutarono per
sfuggire dai tedeschi mettendo a rischio la loro stessa vita.
La guerra di Luigi
La seconda lettera che si riporta ha come autore il
soldato che compare nella fotografia sotto. L’immagine mi è stata
fornita dalla moglie cui ho fatto arrivare una copia del documento e
che mi ha raccontato con commozione gli antecedenti della storia
militare del marito, ora defunto.
Marzo 1942, l’autore della lettera alla signora
albanese
Li riporto brevemente: combattente in Montenegro,
dopo l’8 settembre era stato fatto prigioniero dai tedeschi e
internato in un campo di concentramento della ex Jugoslavia.
Convinto che non ne sarebbe uscito vivo, quando gli fu offerta da un
sacerdote la possibilità di evadere, decise di rischiare il tutto
per tutto. Gli andò bene e, fornito di documenti falsi, riuscì a
raggiungere Durazzo, in Albania. Con il nuovo nome di Luigi e con
l’aiuto della vedova di un dirigente d’impresa che si prodigò anche
a favore di vari altri soldati montesi sbandati, si diede qui a
piccoli commerci. Grazie a qualche guadagno messo da parte, potè
sfruttare al volo una seconda occasione favorevole: imbarcarsi
clandestinamente e a caro prezzo per l’Italia.
Quando la nave giunse nei pressi del porto di
Taranto, gli fu detto di buttarsi in acqua. Per fortuna sapeva
nuotare e riuscì a raggiungere la riva. Aveva solo un paio di
pantaloncini con dentro, ben nascosta, una moneta d’oro con la quale
poi comprerà il suolo sul quale sorge adesso la casa adesso di
famiglia.
In queste condizioni si avviò a piedi per
Montescaglioso. Verso sera giunse a una masseria di un santermano
residente a Monte che lo sfamò a pasta e fagioli e il giorno dopo lo
accompagnò in paese.
Appena giunto si sparse la notizia del suo arrivo e i
famigliari di quanti si trovavano in Albania corsero a chiedere
notizie dei loro cari. Ad alcuni poté assicurare che sarebbero
tornati fra qualche giorno. Fu incaricato allora di andare ad
aspettarli e su un carretto carico di pane, formaggi, salsicce e
vino tornò a Taranto per offrire un primo ristoro ai fantasmi che si
avvicinavano alla riva su un zatterone e increduli lo videro in
attesa sul molo.
Storia proveniente da: www.montescaglioso.net/node/1031
Io non voglio commentare, ma invito tutti coloro che
leggono a riflettere su ciò che noi stiamo facendo con chi cerca
rifugio dalla guerra.
Abbiamo bisogno di 1000 mg di calcio
al giorno e un bicchiere di latte ce ne dà solo 100 mg: ecco
una lista di alimenti da non farsi più mancare per un regime
a tutto calcio.
Il sesamo è ricchissimo di calcio ma
anche i semi di papavero e di chia possono fungere da
piccola miniera di calcio da portare in tavola per abbellire
e fortificare i vostri piatti. Mentre i semi di papavero
contengono fino a 975 mg di calcio per 100 gr di prodotto
consumato, i semi di chia (ancora poco diffusi in Italia) ha
un apporto di 631 mg. Tuttavia questi ultimi sono
ricchissimi di fosforo, omega 3 e omega 6.
In natura esistono moltissimi alimenti
che contengono calcio, pur non essendo derivati del latte.
Innanzitutto ci sono le uova.
Il tuorlo è ricchissimo di calcio, anche se la sostanza si
trova nella più alta concentrazione nel guscio. Dovremmo
trovare il modo di consumare il guscio, ma ad oggi trovare
un libro di ricette che si azzardi a includerlo come
ingrediente in uno dei suoi piatti, è un'impresa ardua!
Poi c'è il pesce: acciughe,
sgombri, sardine, sogliole, salmone, gamberi e frutti di
mare (cozze, vongole e ostriche) sono ricchissimi di calcio.
Se non siete allergici ai mitili, potete preparare gustose
paste nutrienti.
Snack salutare e veloce da consumare,
la frutta secca è anche una ricca fonte di calcio.
Potete mangiare delle mandorle (264 mg per 100 gr), o
delle nocciole, noci o pistacchi: saranno i vostri
preziosi alleati contro la lotta all'osteoporosi, ad
esempio. Tra i prodotti secchi, anche se non in origine,
spiccano i fichi secchi: perfetti come spuntino,
possono fornire fino a 162 mg per ogni 100 gr consumati.
Regina tra i legumi ricchi di calcio è
senz'altro la soia. Inoltre questo germoglio contiene
la daidzeina, una sostanza in grado di prevenire la
decalcificazione delle ossa. Per ogni 100 grammi di semi di
soia consumata, assumerete ben 102 mg di calcio. Consumare
il tofu ottenuto con latte di soia e solfato di
calcio, permette di assumere ben 350 mg di calcio!
Non dimentichiamo anche ceci,
fagioli cannellini, fagioli borlotti e occhio nero e
lenticchie: in tutti questi legumi ci sono più di 100mg
di calcio per porzione.
Se avete bisogno di calcio, con le
verdure potete davvero sbizzarrirvi: spinaci, verza,
cipolla, cardi, rape e broccoli sono ricchissimi di
calcio vegetale. Occhio agli spinaci però: il metodo di
cottura ne modifica l'apporto nutritivo.
Non dimentichiamo anche le "verdure
del mare", le alghe: le hiziki (1400 mg di calcio per
100 grammi), le kombu (900 mg) e le wakame
(660 mg). Si possono utilizzare per cucinare i legumi o
nelle zuppe di verdure, limitando però l'assunzione a pochi
grammi al giorno per non assumere troppo iodio.
Anche la frutta può dare il suo
contributo nell'apporto di calcio: una buona spremuta
d’arancia, oltre a tanta vitamina C, potassio e beta
carotene, ci fornisce fino a 40 mg ogni 100 gr.
Tra le erbe e gli aromi ci sono molti
alimenti che possiamo includere in questa dieta rinforzante.
Non facciamoci mai mancare la santoreggia (2132 mg di
calcio per 100 gr di prodotto), la maggiorana (1990
mg), il timo (1890 mg), la salvia (1652 mg),
l’origano (1576 mg), la menta (1488 mg), il
rosmarino (1280 mg), i semi di finocchio (1196
mg), l’alloro (834 mg). Abbinati ai legumi, li
potenziano nell'apporto di calcio e li insaporiscono.
Ines era una
piccola e graziosa bambina indiana, grandi occhi neri nel
visetto scuro, che vagava per il mercato a piedi nudi,
guardando ogni cosa che c’era sulle bancarelle. Tutte cose
per lei proibite, ricca solo del suo sorriso con cui cercava
di intenerire i venditori, che le regalavano sempre
qualcosa.
Tutto quello
che riceveva lo metteva nella tasca del suo grembiule. Il
contenuto di quella tasca era preziosissimo: quello era il
cibo per i suoi fratellini e la mamma ammalata che
aspettavano a casa.
La sera della
Vigilia di Natale, la tasca era colma più del solito. Ines
però non era del tutto felice, aveva un piccolo ma
insistente, segreto cruccio.
Ines desiderava
portare un fiore a Gesù Bambino come era tradizione a Città
del Messico. C’era un specie di gara a chi portava il fiore
più bello e lei immaginava che fosse il suo.
Ma come faceva
a procurarsi un fiore? Avrebbe voluto cogliere qualche fiore
dai balconi più ricchi, ma come faceva a portare un fiore
rubato a Gesù Bambino?
La piccola
vagava inquieta, alla ricerca di un fiore. Cautamente si
inoltrò in una stradina tortuosa piena di ruderi in cerca di
un fiore, ma anche lì non trovò niente. Era tardi e la mamma
stava certamente aspettando il suo ritorno. Gettò un ultimo
sguardo e vide in un angolo un ciuffo di piantine che
avevano foglie verdi, lucide, disposte come i petali di un
fiore.
Raccolse
alcuni rametti e formò un piccolo mazzo. Mancava ancora
qualcosa. La bambina si tolse la cosa più preziosa che
aveva: il nastro rosso che serviva a legare i capelli. Con
il nastro fece una coccarda intorno alle foglie verdi. Ormai
doveva tornare a casa; Ines passò davanti alla chiesa ed
entrò. Vide la statua di Gesù Bambino e gli disse:” Te li
lascio adesso, mi vergogno troppo a venire dopo con gli
altri bambini”. Un “oh” di meraviglia la fece trasalire,
intorno a lei c’era un gruppo di gente che fissava
meravigliata il suo mazzo di fiori. “ Che bei fiori……dove li
hai trovati? Non ho mai visto dei fiori così belli…..” Ines
guardò il suo mazzo di foglie e rimase senza parole. Le
foglie erano diventate rosse, al centro le bacche avevano
formato come un cuore d’oro. La bambina depose il suo
prezioso mazzo di stelle rosso oro ai piedi della statua di
Gesù Bambino.
Ora sapeva che
Gesù aveva gradito il suo dono e aveva trasformato delle
semplici foglie nel fiore più bello del Messico: La Stella
di Natale.
Da quel giorno
le stelle di Natale in Messico sono chiamate " Flores de la
Noce Buena ", fiori della Santa Notte. Nel 1825, Joël
Poinsett, ambasciatore Americano in Messico, portò negli
Stati Uniti i semi delle stelle di Natale e le fece
conoscere in tutto il mondo.
Non tutti conoscono la
bellezza del significato del modo di dire “in bocca al
Lupo”.
L’augurio rappresenta l’amore della madre
lupo che prende con la sua bocca i propri figlioletti per
portarli da una tana all’altra, per proteggerli dai pericoli
esterni. Dire “in bocca al lupo” è uno degli auguri più
belli che si possa fare ad una persona. E’ la speranza che
tu possa essere protetto e al sicuro delle malvagità che ti
circondano come la lupa protegge i suoi cuccioli tenendoli
in bocca. Da oggi in poi non rispondete più “crepi” ma “
grazie di cuore”
Negli anni ’60 succede una cosa alquanto unica, la moda e il costume
divengono un prodotto politico-culturale, arrivano le cosiddette
“nuove generazioni” che devono differenziarsi dai modi delle
generazioni precedenti, assumendo comportanti che contaminano ogni
aspetto della vita, non da ultimo i codici vestiari. Tra l’Europa e
l’America si vede davvero di tutto, nascono cose delle quali mica ci
siamo sbarazzati, ma principalmente ricordiamo: i mod, figli dei
fiori e/o hippies, i rockers, e tanti altri. Perché prima di tutto,
i Sessanta sono gli anni della rivoluzione pop, e nei Settanta pop
era il mondo in cui si viveva.
I figli dei fiori erano assurdi, indossano stili disparati, portano
i capelli lunghi, fanno esplodere i colori e li accoppiano senza
alcuna logica, idem con i materiali (Mick Jagger indossa il vinile,
se gli capita). hippies
Agli hippies piacciono le mise etniche, le bandane, le collane, le
giacche in camoscio, i jeans a zampa. Spesso a loro aggrada anche il
capello unto e il sudore in genere, tendenza che faccio notare
resiste fino ad oggi.
Arriva la minigonna, per l’occorrenza tagliata fino al gluteo (tutta
questione di comodità all’interno del concetto di “amore libero”).
Sempre in quella zona, si portano gli hot pants, non più semplici
shorts: mia nonna, con la tipica delicatezza che un’arzilla usa ad
un nipote, mi disse che gli shorts erano corti, mentre con gli hot
pants si rischiava di vedere la spirale. Il nonno apprezzava. Una
delle linea guida dice: stretto, meglio se strettissimo. Tutto una
taglia meno. Twiggy è il prototipo di donna magra, capelli corti,
poco seno, slanciata, scarpe basse con tacco. Alla Edie Sedgwick,
per intenderci.
Gonne e hot pants a parte, l’uomo non veste diversamente, la moda si
fece più che mai unisex. Ricordiamo però il mocassino nelle tonalità
del marrone caldo, i beatle boots in pelle (che spopolarono pure in
Italia),
beatle boots
le giacche fustagnate degli intellettuali, il blue jeans alla James
Dean (retaggio anni ’50), anche questi strettissimi e a vita
piuttosto bassa, perchè devono dare risalto al pacco. Altra novità
dell’epoca, come sottolinea Andy Warhol in Popism, è la moda optical,
le camicie a quadri, le gonne con disegni geometrici, magari a
scacchi bianchi e neri.
I mod o modernists sono un capitolo a parte: prendono a modello il
vestiario perfettino del collegiale americano, con giacche a tre
bottoni, camicie sempre chiuse da cravatta, i revers stretti,
mocassini o Clarks o brogues per i ragazzi (da noi dovrebbero essere
più conosciute come trickers), all’occorrenza un gilet laminato con
camicia a colletto tondo; scarpe senza tacco per le ragazze, poco
truccate e con le gonne più lunghe. Nell’immaginario il mod inglese
ha il taglio a caschetto, guida una vespa o una lambretta, ascolta
Beatles e Who, guarda “Ready, Steady, Go!”, la polo con il maglione
oppure quelle mitiche cravatte sottili. A volte fin troppo sottili,
e quando si esagera, si esagera. Come soprabito indosserà per sempre
il parka, non è dato sapere se ogni tanto lo lavi.
Ma è soprattutto la tensione verso un ideale di sobria eleganza e
finezza estetica a distinguerli, in questo senso la moda dell’abito
nero con cravattina nera e camicia bianca è decisamente mod.
Mod e rockers non si tenevano in grande considerazione. Anzi,
all’occorrenza s’ammazzavano letteralmente. Se gli uni ascoltavano
più i Beatles, gli altri ascoltavano più i Rollings Stones, ma il
problema ovviamente andava ben al di là del gusto musicale. I
rockers vengono prima, dagli States (in Inghilterra diventano teddy
boys o teds), stanno sempre in nero come dei becchini, portano
giubbotti borchiati, stivali, fazzoletto al collo. Immaginate tanti
cloni di Marlon Brando ne Il Selvaggio. In caso, immaginate tanti
cloni del “pellato” dei Village People, che va bene lo stesso. Ma
occhio, non si tratta di emuli di Grease.
E tante, tante altre cose: aggiungiamoci le nascenti fissazioni
futuristiche che producono abiti dall’appeal spaziale, moda surfer,
moda yè-yè, abiti metallici a dischi di Paco Rabanne.
Ecco perché
adesso lacrime non ci sono da detergere
Né
giustifiche da cercare
Arrivederci
bandiera rossa
A Lima
giocando a pallone qualcuno ancora muore
A Lima a
qualcuno ancora hanno tagliato la testa
Troppi morti
troppi
Ecco perché
adesso lacrime non ci sono da detergere
Ma nascere di
nuovo dobbiamo
Anche se
nascere di nuovo è ancora più pesante
Giace la
nostra bandiera nel grande bazar della storia
La smerciano
per dollari, alla meglio
Non ho preso
il palazzo d’inverno
Non ho mai
amato Stalin o Gorbaciov
Non sono
stato mai iscritto al partito comunista
Ma guardo la
bandiera e piango.
Emilio Piccolo (Acerra, 13/05/51 –
23/07/2012)
San Gimignano, inizio anni 70
manifestazione a sostegno del popolo vietnamita.
Ricchi e poveri anni 70
Chiara Perretti - I famosi anni 70.
Quell'epoca ha rivoluzionato la politica, la moda e, naturalmente,
la musica. Tocca interpretare il ruolo anni Settanta e immergerti
nello ...
Milano, San Babila, anni '70:
militanti della "destra radicale". Nella storica foto, a sinistra,
si riconoscono: Maurizio Murelli e "Mammarosa" Rodolfo ...
Oltre la destra : I gruppi
parlamentari
Gli anni ’70 erano anni fortemente
ideologizzati, fatti di scontri violenti dentro e fuori del
Parlamento. Erano anni permeati da due visioni del mondo
contrapposte e inconciliabili. Ci si scontrava (verbalmente, ma
spesso anche fisicamente) per affermare la propria idea di mondo
perfetto. Perché ognuno credeva, presuntuosamente, che la sua
portasse alla giustizia, all’uguaglianza, alla felicità.
Non erano anni belli, anzi
erano bui, tesi, pesanti (di piombo), ma in quel marasma caotico di
parole e di slogan c’era la speranza di poter migliorare il mondo e
il destino degli uomini.
In quegli anni la
politica infiammava perché aveva un sogno da realizzare.
Progettava il futuro, difendeva o, addirittura, creava diritti,
spiegava che la vita poteva essere migliore e che l’uomo doveva
aspirare a molto di più.
Primi anni '70: Pier Paolo Pasolini e
un giovanissimo Walter Veltroni.
Anni 80
Eleonora Giorgi rappresenta un altro
esempio di fascino e bravura che trova la sua affermazione nella
commedia italiana degli anni 80. In questa foto con Carlo Verdone
Il cubo di Rubik o cubo magico (Rubik-kocka
in ungherese) è un celebre rompicapo (in particolare un twisty
puzzle) inventato dal professore di architettura e scultore
ungherese Ernő Rubik nel 1974. Chiamato originariamente Magic Cube
(Cubo magico) dal suo inventore, il rompicapo fu rinominato in
Rubik's Cube (Cubo di Rubik) dalla Ideal Toys nel 1980 e nello
stesso anno vinse un premio speciale dalla giuria dello Spiel des
Jahres in Germania, unico solitario premiato nella storia del
premio. È il giocattolo più venduto della storia, con circa 300
milioni di pezzi venduti, considerando anche le imitazioni.
Foto di Dora Angeloro nella campagna
a tutela della Natura
Scattata da: Fabio Tosca
(Atelier fotografico di Cerro Maggiore)
Il paradosso del nostro tempo nella storia è che
abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse,
autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.
Spendiamo di più, ma abbiamo meno,
comperiamo di più, ma godiamo meno.
Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole,
più comodità, ma meno tempo.
Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso,
più conoscenza, ma meno giudizio,
più esperti, e ancor più problemi,
più medicine, ma meno benessere.
Beviamo troppo, fumiamo troppo,
spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco,
guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo,
facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi,
vediamo troppa TV, e preghiamo di rado.
Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà,
ma ridotto i nostri valori.
Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso.
Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere.
Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.
Siamo andati e tornati dalla Luna,
ma non riusciamo ad attraversare la strada
per incontrare un nuovo vicino di casa.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.
Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori.
Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima.
Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi.
Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta,
grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere
relazioni.
Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi,
case più belle ma famiglie distrutte.
Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta,
della moralità a perdere, delle relazioni di una notte,
dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di
tutto,
dal rallegrarti al calmarti, all'ucciderti.
E' un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in
magazzino
Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera,
e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con
altri.
Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora,
perché non saranno con te per sempre.
Ricordati di dire una parola gentile
a qualcuno che ti guarda dal basso in soggezione,
perché quella piccola persona presto crescerà e lascerà il tuo
fianco.
Ricordati di dare un caloroso abbraccio
alla persona che ti sta a fianco,
perché è l'unico tesoro che puoi dare con il cuore e non costa
nulla.
Un bacio e un abbraccio possono curare ferite
che vengono dal profondo dell'anima.
Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti,
perché un giorno quella persona non sarà più lì.
Dedica tempo all'amore, dedica tempo alla conversazione,
e dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente.
E RICORDA SEMPRE:
la vita non si misura da quanti respiri facciamo,
«Habemus Papam»: è il cardinale di
Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, 77 anni (Buenos Aires, 17
dicembre 1936). Il nome che ha scelto è Francesco. Alle 19.06 la
fumata bianca ha annunciato l'elezione. Campane a festa a San Pietro
e in tutta la Chiesa. Emozione in tutto il mondo. È il primo Papa
sudamericano della storia, il primo non europeo e il primo gesuita
divenuto Papa.
Papà! Nato in una famiglia di origine
piemontese, ha studiato dapprima come tecnico chimico, poi in
seminario, quindi nel 1958 è entrato a far parte come novizio della
Compagnia di Gesù, trascorrendo un periodo in Cile e tornando a
Buenos Aires per laurearsi in filosofia.
Dal 1964 ha insegnato per tre anni
letteratura e psicologia nei copapapappppaaaaaaaaaallegi di Santa Fe
e Buenos Aires, ricevendo poi l'ordinazione sacerdotale il 13
dicembre 1969.
Dopo altre esperienze di insegnamento
e la nomina a Provinciale dell'Argentina è stato rettore della
facoltà di teologia e filosofia a San Miguel e, nel 1986 è stato in
Germania per il completamento del dottorato, prima del ritorno in
patria, nella città di Córdoba, dove è diventato direttore
spirituale e confessore della locale chiesa della Compagnia di Gesù.
Il 20 maggio 1992 è nominato vescovo
ausiliare di Buenos Aires e titolare di Auca.
Il 3 giugno 1997 è nominato
arcivescovo coadiutore di Buenos Aires. Succede alla medesima sede
il 28 febbraio 1998, a seguito della morte del cardinale Antonio
Quarracino. Diventa così primate d'Argentina. Dal 6 novembre dello
stesso anno è anche ordinario per i fedeli di rito orientale in
Argentina.
Dopo la nomina cardinalizia da parte
di papa Giovanni Paolo II, il 21 febbraio 2001 con il titolo di San
Roberto Bellarmino, è stato eletto a capo della Conferenza
Episcopale Argentina, dal 2005 al 2011, Bergoglio è stato da sempre
considerato uno dei candidati più in vista per l'elezione a
Pontefice nel conclave del 2005.
Eletto Papa il 13
Marzo 2013
La ricostruzione più puntuale del
conclave, raccolta dal vaticanista Lucio Brunelli, e che consiste
nel diario di un cardinale elettore, indica in Bergoglio il
cardinale più votato in conclave dopo Ratzinger.
L'annuncio è stato dato al mondo dal
protodiacono di Santa Romana Chiesa, il cardinale francese Jean
Louis Tauran, dalla loggia della basilica di San Pietro con la
tradizionale formula: "Habemus Papam".
Ma il nostro pensiero, in questo momento, va anche a
Benedetto XVI° che ha voluto tutto questo.
L'estate è la stagione dell'anno che ci regala maggiormente
una vasta varietà di frutta e di verdura con le quali
alimentarci, arricchendo di sapore e di colore le nostre
tavole.
Due
dei frutti che sono considerati come dei veri e propri
simboli della stagione calda sono l'anguria ed ilmelone.
Sono perfetti da consumare a colazione o come spuntino, per
la preparazione di granite o di frullati, ma anche di primi
piatti gustosi, come il risotto al melone. Se per il loro
consumo le possibilità sono svariate, rimane un unico grande
dilemma: come scegliere i meloni e le angurie più buoni e
maturi?
Prima
di passare a svelare alcuni trucchi necessari al perfetto
acquisto di questi due frutti, è necessario ricordare
l'esistenza sia di angurie che di meloni estivi di
provenienza italiana, verso i quali, se possibile, sarebbe
opportuno rivolgere le nostre preferenze. Nelle regioni più
soleggiate molte famiglie si dedicano alla coltivazione di
angurie e meloni nell'orto domestico. Rivolgetevi a loro se
avete la fortuna di conoscerle personalmente.
MELONE
Per
quanto riguarda il melone, resta sempre valido il classico
trucco di bussare leggermente sulla sua buccia con una mano
stretta a pugno. Se da questa operazione otterrete un suono
sordo, allora il vostro melone sarà maturo. Evitate di
acquistare invece quei frutti che vi trasmettono un rimbombo
vuoto. Non sarebbero ancora pronti per essere consumati al
momento. Un'altra accortezza consiste nel porre attenzione
all'odore emanato dal melone stesso. Se si tratta di un
profumo molto dolce, è altamente probabile che il melone che
state esaminando sia maturo.
La
maggiore indicazione del livello di maturazione del melone
deriva però dal picciolo. Via libera all'acquisto se notate
che il picciolo non risulta secco, bensì morbido e tendente
a staccarsi facilmente. Potrete ottenere un'ulteriore
rassicurazione relativamente al fatto che il melone che
vorreste acquistare sia maturo andando a premere con le dita
il punto opposto rispetto alla collocazione del picciolo.
Tale zona dovrà risultare elastica e non troppo morbida.
ANGURIA
Come
scegliere, invece, un'anguria matura e saporita? Bisogna
prima di tutto porre attenzione alla presenza del picciolo,
che non dovrà essere secco. Se nel punto in cui esso si
trova o si trovava inizia a fuoriuscire del succo, significa
che il frutto sarà particolarmente maturo e zuccherino.
Anche per l'anguria vale il trucco del suono da ottenere
picchiettandone l'esterno (in questo caso dovrà trattarsi di
un suono di "vuoto"), ma la più importante indicazione
dell'essere in presenza di un'anguria ben matura è data
dalla possibilità di individuare striature o chiazze gialle
sulla sua buccia. Potreste anche provare a scalfire con le
unghie la superficie dell'anguria. Se noterete un colore
verdastro, l'anguria sarà matura. Scegliere un frutto già
pronto per essere gustato è importante, poiché le angurie
smettono di maturare una volta raccolte. Un'anguria acerba
sarebbe poco saporita e quasi immangiabile.
Non
pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle allo
stesso modo.
La crisi
è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi
paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso.
La
creatività nasce dall'ansia, come il giorno nasce dalla
notte oscura. E' nella crisi che nasce l'inventiva, le
scoperte e le grandi strategie.
Chi
supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi
attribuisce le sue sconfitte alla crisi, violenta il proprio
talento e rispetta più i problemi che le soluzioni.
La vera
crisi è la crisi dell'incompetenza. Lo sbaglio delle persone
è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono
sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non ci sono meriti. E' nella crisi che ognuno di
noi affiora, perché senza crisi qualsiasi vento è una
carezza. Parlare di crisi è creare movimento; adagiarsi su
di essa vuol dire esaltare il conformismo.
Invece di
questo, lavoriamo duro!
L'unica
crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per
superarla.
Fumare fa male, smettere no. Un'ovvietà, ma pochi sanno esattamente
quali sono i benefici di smetterla con il tabacco. E, soprattutto,
pochi sanno quando si sentono gli effetti e quando l'assenza di
nicotina inizia a fare bene al corpo.
Già
dopo un giorno si sta meglio. L'American Cancer Society ha stilato
una lista di benefici alla salute che il nostro corpo riceve fin da
20 minuti dopo aver spento l'ultima sigaretta. Dopo quel lasso di
tempo, infatti, si normalizza la pressione arteriosa, il battito
cardiaco torna al livello naturale, così come torna normale la
temperatura di mani e piedi. Le tossine presenti nel sangue dei
fumatori iniziano ad abbandonarci otto ore dopo aver smesso di
fumare. In questo lasso di tempo, infatti, scende il livello di
anidride carbonica nel sangue, normalizzando così il livello di
ossigeno. Insomma, basta un solo giorno senza sigaretta affinché il
nostro corpo torni a livelli accettabili e dopo 24 ore diminuisce
già il rischio di attacco cardiaco.
In un
anno si respira a pieni polmoni. Se si resiste un giorno senza
tabacco, allora si può resistere anche due giorni. E dopo 48 ore
senza sigarette iniziano a ricrescere le terminazioni nervose e
migliorano i sensi dell'olfatto e del gusto. Un altro giorno da
salutista e dopo 72 ore il sistema respiratorio inizia a sentire i
primi effetti della scelta. Si rilassano, infatti, i bronchi,
migliora il respiro e aumenta la capacità polmonare. Resistere alla
tentazione della "bionda", quindi, migliora la vita già dopo pochi
giorni. Se si continua, poi, la sensazione di benessere diventa
evidente. Fin dalle prime due settimane, infatti, migliora la
circolazione e camminare diventa sempre meno faticoso, mentre nel
primo anno da non fumatore diminuiscono affaticamento, respiro
corto, altri sintomi come la tosse e aumenta il livello generale di
energia.
Bye
bye rischio tumore. E' il cancro il primo nemico dei fumatori. Le
sigarette, infatti, moltiplicano i rischi di tumore, non solo
polmonari, ma anche chi è stato un tabagista può nell'arco di pochi
anni azzerare gli effetti nocivi della nicotina. Entro cinque anni
dall'ultima bionda spenta, infatti, la mortalità da tumore polmonare
per il fumatore medio (un pacchetto di sigarette al giorno) scende
da 137 per centomila persone a 72. Entro 10 anni, invece, le cellule
precancerose vengono rimpiazzate e diminuisce il rischio di altri tumori: alla bocca, alla laringe, all'esofago, alla vescica, ai reni
e al pancreas. Infine, dopo dieci anni che non si fuma la mortalità
da tumore polmonare scende a 12 per centomila che é la normalità;
praticamente il rischio di decesso per tumore polmonare è
paragonabile a quello di una persona che non ha mai fumato.
1)
Incepparsi nel discorso - Quando le parole sembrano
non voler uscire di bocca e si prova una sensazione di netta
difficoltà nel parlare, potrebbe essere il segnale di uno scarso
afflusso di sangue al cervello (possibile anticamera di un ictus).
Attenzione, non stiamo parlando di ciò che accade molto più spesso
e cioè il non trovare le parole adatte, che restano "sulla punta
della lingua…" ma proprio di una sensazione di blocco,
accompagnata magari da qualche termine che non corrisponde affatto a
quello che invece si vorrebbe dire. Sintomi di questo tipo
richiedono di rivolgersi immediatamente a un medico, se non
direttamente al pronto soccorso. Ictus di portata minore possono
protrarsi per qualche minuto e i sintomi di solito scompaiono entro
un’ora. Ma se si verificano, possono voler dire che un ictus vero e
proprio è imminente. Età più a rischio: dopo i 55 anni.
2)
L’affanno - Gli uomini tendono a prendersela con il
fatto di essere fuori forma. Ma un segnale come questo può in realtà
annunciare anche un infarto. Precisiamo, però: se già soffrite di
asma o allergia, sapete delle vostre difficoltà nella respirazione.
Ma il fiato corto, in seguito a uno sforzo anche minimo (anche una
sola rampa di scale, per esempio), potrebbe essere la spia del fatto
che al cuore non arriva abbastanza ossigeno, tipico della malattia
cardiaca coronarica. Specie se aumenta ogni volta. Non c’è urgenza
massima, di fronte a un segnale come questo. Ma vale la pena di
rivolgersi al medico di fiducia per sottoporsi ad esami specifici
(come elettrocardiogramma, ecocardiogramma, radiografia al cuore).
Età più a rischio: over 55.
3) Un
dolore forte e persistente su un lato dell’addome -
Non pensate per forza di aver esagerato con gli esercizi per gli
addominali: qualunque dolore all’addome passa da solo al massimo in
tre giorni, se di poco conto. Proprio il fatto che non se ne vada
deve invece mettervi sul chi vive: fatevi visitare da un medico.
Potrebbe dipendere da molte cause, alcune delle quali molto serie
(tumore incluso).
Se poi il dolore è lancinante, localizzato e non migliora entro
un’ora, potrebbe trattarsi di un calcolo renale, come di
un’appendicite, un’ernia o un’ulcera perforante. Ecco perché diventa
fondamentale correre al pronto soccorso.
4) Sangue
nell’urina o nelle feci - Forse è il sintomo meno a
rischio di sottovalutazione. A seconda dei casi, potrebbe indicare
la presenza di emorroidi, calcoli renali, un’ulcera, ma anche
malattie molto più serie. Meglio rivolgersi a un medico, che
potrebbe ritenere opportuno effettuare una colonscopia o
un’endoscopia per chiarire meglio la situazione. E ricordate: anche
tracce microscopiche di sangue possono segnalare un problema.
5)
Disfunzione erettile - Non preoccupatevi soltanto di
come risolvere il problema, pensate piuttosto a ciò che questo
disturbo può voler indicare. Diversi studi hanno confermato che gli
uomini tra i 40 e i 50 anni con disfunzione erettile hanno più
probabilità di essere colpiti, entro massimo 5 anni, da un problema
cardiovascolare come un infarto. L’arteria che arriva al pene ha un
diametro pari alla metà di quella che parte dal cuore:
l’arteriosclerosi, cioè il restringimento dei vasi sanguigni, si
manifesta quindi anzitutto in quella parte del corpo. Rivolgetevi a
un medico di fiducia, un cardiologo o un urologo, per gli esami del
caso.
6)
Stanchezza continua durante il giorno - Non date la
colpa soltanto alle vostre frequenti uscite serali. Potrebbe
trattarsi di apnee notturne, difficoltà di respirazione durante il
riposo che interrompono di continuo il sonno (anche 30 volte in
un’ora), rendendo impossibile il riposo. Non solo: le apnee notturne
fanno rischiare moltissimo. Possono causare problemi molto seri,
dalle aritmie all’infarto, all’ictus. Attenzione, però: per senso di
stanchezza continua, si intende la netta difficoltà a mantenere gli
occhi aperti durante il giorno, in qualunque momento, non momenti
transitori che possono capitare a chiunque. Il problema è più
frequente negli obesi e nei forti russatori. Meglio farsi vedere da
uno specialista.
7)
Malumore continuo - Può essere un periodo di stress,
è vero. Ma se fosse soltanto quello, dopo qualche giorno passerebbe
tutto o quanto meno andrebbe meglio. Ecco perché non si può
escludere la depressione: si presenta per periodi ininterrotti
(anche due settimane consecutive), fa perdere interesse per
qualunque cosa intorno a noi, rende antipatici e sgradevoli verso il
prossimo, di pessimo umore. Il consiglio, in questo caso, è di
rivolgersi subito a un medico per chiarirsi un po’ le idee.
8) Voglia
di urinare spesso - Se arrivate ad alzarvi anche due
o più volte per notte, per andare in bagno, potrebbe trattarsi di un
ingrossamento della prostata (specie se il flusso vi sembra debole o
se avete l’impressione di non riuscire a svuotare del tutto la
vescica) oppure di un problema con i valori della glicemia (occhio
al diabete di tipo 2, insomma).
9) Pelle
giallastra - Invece di cercare di darvi un colorito
migliore a colpi di lampada abbronzante, riflettete: potrebbe
trattarsi di un problema epatico, il fegato non sta funzionando come
dovrebbe. Per colpa di un’epatite o di calcoli biliari, per esempio,
oppure anche qualcosa di peggio (come un tumore). Rivolgetevi al
vostro medico di fiducia, sarà lui se necessario a indirizzarvi
a uno specialista.
10) Nuovi
nei o lentiggini o macchie della pelle - Prima di
parlare di melanoma, il tumore della pelle, ce ne corre, è vero. Ma
se spuntano fuori nuovi segni oppure quelli già esistenti cambiano
forma, colore o dimensioni, è bene farsi vedere subito da un
dermatologo. Specialmente i nei possono indicare la presenza di un
cancro della pelle o di un melanoma benigno. Ma la valutazione,
naturalmente, può farla solo lo specialista. Prima possibile.
L'uso del fuoco è uno degli elementi che differenzia l'uomo dagli
animali. Non è certa la data della sua scoperta. E' invece certo che
alcuni Homo erectus abbiano padroneggiato il fuoco già circa 500.000
anni fa. E' impossibile sapere se l'Homo erectus fosse già in grado
di produrre il fuoco a suo piacimento; è comunque ipotizzabile che,
all'inizio, lo abbia preso durante eventi naturali come incendi
spontanei nelle savane o causati da fulmini o ancora da eruzioni
vulcaniche. Il problema era quello di mantenerlo sempre acceso.
Sicuramente, in seguito, cercò di costruire strumenti adatti
all'accensione. I modi con i quali si poteva accendere il fuoco
nella preistoria, si dividono in due gruppi: a percussione e a
frizione di legna. Quello a percussione consiste nel battere insieme
un minerale, con percentuali di zolfo, con una pietra molto dura
(selce, diaspro, quarzite...) insieme vengono chiamate " pietre
focaie "con queste producevano scintille, per poi attivare una
combustione. Invece quello a frizione di legna consiste nello
strofinare insieme, in vari modi possibili, due legni. I quali
facendo attrito producono segatura e calore. Solo quando la
temperatura arriva a circa 250 gradi la segatura inizia a bruciare.
I sistemi a frizione di legna si chiamano: trapano da fuoco, ad
archetto, a sega, ad aratro ecc...
Questa poesia
descrive talmente bene i sentimenti vissuti in quei momenti di
enorme tristezza, da farli rivivere ai lettori di partecipiamo, non
possiamo esimerci dal diffonderla con tanto Impegno.
Grazie Fiorella, per merito tuo anche chi era assente dai funerali
di Papa Giovanni Paolo II può respirare l'aria che tu hai respirato
per noi ciao Santino Gattuso
Il famoso scienziato naturalista
britannico Charles Darwin per comporre la sua famosa opera
intitolata: “Viaggio d’un naturalista attorno al mondo”, scrupoloso
com’era, si diede a viaggiare per il mondo allo scopo anche di
raccogliere elementi significativi e prove valide ed inoppugnabili a
fondare il “Darwinismo”, perseguendo sempre ostinatamente il fine di
dimostrare l’origine della specie umana come scaturita dalla
selezione naturale.
Un giorno, Darwin, sbarcato di
fresco dalla nave “Beagle” (Cane poliziotto), comandata dal suo
paziente amico e sostenitore capitano Fitzeroy, lasciato il
bagnasciuga ed inoltratosi nel folto della foresta equatoriale,
fumava, pensieroso, ma attento a piante ed animali, la sua lunga
pipa di canna, che, però, ad un certo punto, stufa d’esser
trascurata, come tutti gli oggetti e persone di specie e genere
femminile, indispettita dalla irriguardosa trascuranza, si spense;
ora, com’è a conoscenza di tutti i “pipaioli” del globo, la pipa,
specie quella a cannuccia lunga, va succhiata piano e ad
intermittenza, ma di continuo, perché se il tabacco del fornello non
viene stimolato a dovere, si spegne e bisogna riaccenderlo con santa
pazienza, schiacciarlo lievemente col polpastrello dell’indice, fino
a che la brace non scotti il polpastrello detto, quasi mai
prontamente ritratto dal fumatore distratto da altri pensieri od
azioni che non quelli banali attorno all’accensione a regola d’arte
del fornello che, come detto, si succhia simultaneamente dal
cannello; orbene e dunque, mentre Sir Darwin riaccendeva e
succhiava la sua pipa, si sentì battere lievemente sulla spalla e
giratosi lentamente, poiché pensava che il tocco amichevole fosse
del Cap. Fitzeroy sopraggiunto, grande fu la sua sorpresa e somma la
sua meraviglia, quando vide che non del Comandante del Beagle si
trattava, ma di una scimmia abbastanza alta, di forte complessione,
quasi del tutto eretta, quasi del tutto nuda, di carnagione quasi
del tutto scura e con un sigaro, quasi del tutto consumato, stretto
tra i labbroni sorridenti che gli chiedeva cortesemente,
bofonchiando un inglese appena comprensibile, di dargli da
accendere, essendo rimasto privo dell’acciarino per averlo smarrito
o lasciato nella sua nicchia di fogliame nella biforcazione
dell’albero che aveva eletto a sua dimora, or erano tre mesi,
dall’ultimo uragano che gli aveva prima allagato e poi distrutto il
suo precedente bel rifugio che era stata la sua confortevole casa da
più di un anno, orbandolo anche del suo grazioso fedele cercoletto.
Ora capite
bene che, nonostante Sir Charles fosse dotato di sangue freddo come
le lucertole e piuttosto statico come i ciechi gechi, le sue gambe
secche da inglese attempato e brizzolato, furono tentate di muoversi
da sole, istantaneamente e di corsa per allontanarsi il più
possibile dal mostro d’improvviso apparso inaspettato sulla scena,
ma “the english self control”, che lo controllava tutto, dalla testa
ai piedi, immediatamente impartì l’ordine contrario alle gambe
frementi di giusto ed appropriato impeto, che, dunque, ristettero
immobili coi ginocchi basiti.
Ma capite
altrettanto bene che la strana imprevista, e perciò incresciosa,
situazione di stallo era insostenibile a lungo per chiara mancanza
di buona creanza verso l’indigeno. Il primate, infatti, per quanto
di insolito sembiante scimmiesco, dato anche che appariva rasato di
fresco, si mostrava benevolmente accogliente l’ospite intruso nella
sua terra e cortesemente altrettanto ben disposto, una volta acceso
il sigaro, ad intrattenersi piacevolmente col turista, con lui
chiacchierando del più e del meno, mentre si stava amichevolmente a
sfumacchiare insieme.
Così, obbedendo
alla rigida educazione ricevuta dal Lord suo padre, Charles fece
accendere il gentiluomo scimpanzé (perché di una cotal intelligente
scimmia si trattava indubbiamente, osservando i suoi peculiari
tratti somatici e la sua inconfondibile postura) e, al primo sbuffo
puteolente di fumo del sigaro (sicuramente di foglie macerate chissà
con quale porcherioso liquido, ancorchè ingegnoso sistema), Darwin
diede finalmente e finemente l’avvio alla seguente interessante
conversazione.
- “Mi chiamo Charles Darwin, suddito di Sua Maestà Britannica,
scienziato naturalista, in viaggio di studio nel suo amabile
paese.”-
- “Buonagiorna Mr. Charly,
parmettatemi chi presenta ancora io: mio noma è Chimpa, fuma
sicara e viva dova veda, mio casa è viciana e mi fecilita di fara
chiacchiero con vostra”.-
- “Como mai”
-interloquì sgrammaticando a bellaposta Charles, per adeguarsi
all’idioma dell’indigeno e non metterlo così in imbarazzo col suo
linguaggio forbito- “tu parlia linguo englisha?”.-
- “Chimpa sentita
sempre parlato ingliscia da widowa kepera hongonga (vedova del
guardiano del faro di Hong Kong) e ‘mpara presta perche ha testo
ntelligento sveglia”.-
- “Wella, very
wella, my darlingo; ma como mai non porta pelo, quantamena barbo?”-
- “Perche pela di barbo ntriccia cco rama de albera enda
capitòmbolia e graffia spisso, cosi taglia prima chi cresco troppa
lungo fare”. Meglia tu taglio ancora”.-
- “Tenkia darlingo,
nont disturbo”.-
- “Wiscia
walkiggiare for albera o a pieda?”-
- “Megliora pieda, darlingo frienda.”-
Così i due si
avviano per il sentiero e Chimpa fa compitamente gli onori di casa,
mostrando mobili e suppellettili, ovverossia, piante e piccoli
graziosi animali e, addirittura, con un gran balzo scimmiesco, salta
su un albero e da questo ad un altro e, veloce, come appunto una
scimmia, cattura un topo e lo offre allo scienziato per lo spuntino
delle undici:
- “Na, tenkia
molta, ma non ho fama, puttalo vio”.-
- “Perca? si nont
vuola, mangia Chimpa”- e l’addenta di gusto.
- “Tu viva sempre
quia?”-
-
“Certa, quia tuta caso mia!”-
I conversari
continuano piacevolmente fino all’ora di cena ed a quel punto i due
si separano: Sir Charles mette su la tenda ed accende la lampada da
campo e Chimpa con una lampadina tascabile tra i dentoni, vola di
ramo in ramo fino a casa; ma promettono di rivedersi, per
approfondire l’amicizia, l’indomani, intorno alle nove, per fare
“breakfast” insieme, avendo Sir Charly promesso di preparare
appositamente per lui uno squisito “porridge”.
Rimasto solo,
lo scienziato si abbandona alla gioia più sfrenata e, dimenticando
finanche la compassatezza inglese, danza tutto intorno alla lampada
ad acetilene, quasi ubriacandosi di “bourbon” insaporito di
“cherry”: egli ha, dunque, finalmente trovato il finora introvabile
“ring”, l’anello, lo stramaledetto anello di congiunzione fra la
scimmia e l’uomo: è, dunque, Chimpa, l’affabile scimpanzé-umano,
fortuitamente incontrato su quell’isola ignorata dai portolani
grossolani: il tratto congiuntivo, la maglia finora dispersa tra il
tessuto scimmiesco e quello umano; l’adorabile ospitale disponibile
scimpanzesco buon Chimpa che “to morrow” tornerà ad assaggiare il
suo “porridge”: la catena dell’evoluzione è finalmente completa, la
sua ardita teoria è finalmente –“Deogratias!”(?)-
comprovata! Porterà l’anello, addirittura ancora vivente, in
England e lo presenterà alle loro Maestà e vedrà allibire
quell’antipatico osteggiatore del Vescovo di Westminster…. Che
ineffabile gioia, che trionfo scientifico! Potrà finalmente
riposare le ossa anchilosate a casa e godere della rendita favolosa
dei ricchissimi diritti d’autore e sistemerà Chimpa in un buon
pensionato per handicappati, in attesa di avere il suo scheletro a
disposizione per venderlo, osso per osso, a carissimo prezzo al
British Museum...: ragazzi, è fatta!
L’indomani
mattina, come promesso, alle nove precise ritorna il simpatico
scimpanzé umano, portando per colazione, di suo, certi pregiati topi
grigi e baffuti, secchi e farciti di miele squisito di rare api
rosse; Chimpa, però, non gradisce il “porridge” che gli resta
stuccato fra i denti e dice:
- “Escusma Charly ma nont riesca
a ngullare thisa schefiario, magnema topa bona miela nutriva apa
reda”.
Sir
Darwin si scusa a sua volta, dando la colpa della schifezza del
“porridge” allo stolido cambusiere del Beagle, rifiutando, comunque,
i topastri, con la scusa di soffrire al momento della cosiddetta
diarrea liquida ed incolore del viaggiatore incauto e delicato di
stomaco occidentale.
I due
fraternizzano vieppiù ed a tal punto che Sir Charles invita a bordo
Mr. Chimpa, dove, fustigato l’incolpevole cambusiere Don Lucas,
consumano al tavolo imbandito del Comandante Fitzeroy un “brunch”
finalmente mangiabile ed alla frutta, portata dall’ospite di
riguardo, s’abboffano finalmente di gustose banane, di succulenti
manghi, di fragranti papaie, dei celebri avocadi, di ananassi
superbi, d’insipidi kiwi e di dolci cocchi.
Non si fece a
tempo a sturare la fiasca di “cherry”, perché al primo rullare della
nave, messa proditoriamente in movimento dal comandante ad una furba
occhiata di sottecchi del tristanzuolo Darwin, Chimpa, senza neanche
salutare, si buttò a capofitto in acqua e scomparve alla vista
finanche del colombiere.
Giorni e giorni
di ricerche risultarono di poi del tutto infruttuosi: Chimpa s’era
come volatilizzato. Non restò altro da fare, dunque, serpeggiando
già -oltre lo scontento- lo scorbuto fra i marinai, che girare la
prua e dirigerla verso altri lidi più ospitali: il Capitano fu
irremovibile, temendo imminente l’ammutinamento dei suoi.
Ma Charles riuscì
a convincere il comandante a dargli una scialuppa per raggiungere la
rocca del faro spento e colà, se fosse ancora viva la vedova del
guardiano, attingere da lei notizie sullo scomparso prezioso Chimpa.
Così avvenne e
Darwin, portando in regalo una cassa di “bourbon” andato a male per
il forte calore della stiva, conferì con la vedovella di Hong Kong:
- “Ma
che scimio e che …ringo, mio Chimpaman è bravissimissima
quilibristo-crobata-trepezisto de Macao, naufragito in thisa isla
bandonata de alls, ch’ia nutrica e non vesta pre mancamenta di
stuffe risistenti, datusi ch’illo si rampica simpre into arbules e
si scica qualunquia camisa wit cross offi brancs, tanta ca nont ce
tiempo de puntiarla. In te enda, ve diga ca Chimpa nont ve wils
plus videra, pere causa vostro temptata rapimienta de illo ande chi
si ne sbattes -escusma la parabla vulgara- de vuestra pilosa amity.
Buonagiorna Sir: leadinga winda (vento in poppa)!”.
Risposta
dell’Autore alla (legittima) Interrogazione del Lettore:
Dello strepitoso
insuccesso darwiniano ho saputo per caso, traslocando un bello ma
sgangheratissimo antico (per un breve periodo sono stato anche…
“antiquario”) e tarlato scrittoio di vascello inglese, “donatomi”,
per liberarsene gratuitamente, dalla più tirchia delle mie avare
ziastre, essendomi piovuto addosso, direttamente sulla zucca,
nell’ultima rampa di scale, un segreto tiretto contenente una
riservata missiva di Sir Charles alla sua “wife”, dal contenuto che
ho testé esposto e che la Lady, gelosa custode di tutte le carte del
suo “husband” premortole, non distrusse, dopo averla letta, come
voleva il suo Charlie, assolutamente deciso a negare l’insuccesso
del definitivo inoppugnabile mancato ritrovamento del cosiddetto
anello, o “ring”, congiuntivo fra la scimmia e l’uomo ed il
fallimento della sua strampalata teoria evoluzionistica.
Se un giorno mi vedrai vecchia: se mi sporco quando mangio e non
riesco a vestirmi … abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso
ad insegnartelo.
Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose … non mi
interrompere … ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni
sera la stessa storia finché non ti addormentavi.
Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare …
ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse
perché non volevi fare il bagno.
Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il
tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico ho
avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc; quando ad un certo
punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso … dammi il
tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire
….. la cosa piu’ importante non e’ quello che dico ma il mio bisogno
di essere con te ed averti li vicino pronto ad ascoltarmi.
Quando le mie povere gambe stanche non mi consentono di tenere il
tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le
tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando
muovevi i tuoi primi passi.
Quando dico che vorrei essere morta … non arrabbiarti un giorno
comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla
mia età non si vive, si sopravvive.
Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto
il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’
del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su
cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te.
Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e
pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho
sempre avuto per te.
TI AMO FIGLIO MIO E TI AMERO' X SEMPRE
Lettera pubblicata su Facebook dal "Club degli esauriti"
Mente (rivolta al cuore):"Si può sapere che cos'hai?".
Cuore:"Nulla, perché?".
M: "Cerco di guardare con gioia a questa vita, ma sento un peso che
mi àncora al dolore e…devo purtroppo ammettere che sei tu!".
C: "Certo... per te tutto è semplice! Sei razionale, nulla ti
scalfisce che sia bello, che sia brutto… Che importanza ha?".
M: "Ascolta: non è forse tutto uguale? Ricorda: dipende tutto da
come guardi e vivi ogni situazione. Sono sicura che io sto meglio di
te".
C: "Sarà! - Ma tu non sai cosa significa provare emozioni come:
amore, felicità… Certo! anche dolore ed amarezza; ma gli uni sono
vincolati agli altri; cioè divisi, non si capirebbe l'alto valore
degli uni e degli altri. Ma dimmi: i sentimenti per te cosa sono?".
M: "Sei troppo complicato ed è per quello che soffri. Io non faccio
altro che cercare di renderti meno gravose, come dici tu, queste
sensazioni".
C: "Forse hai ragione, ma se io non fossi legato a te, tu saresti
priva di sostanza, di umanità e di personalità… di amore.
M: "Sì, non posso negarlo… infatti se io non ci fossi, tu cuore,
rimarresti vittima di te stesso".
C: "Allora comprendi? - Io ho bisogno di te e tu hai bisogno di me -
Alcune esperienze mi hanno afflitto e il cercare di curare queste
ferite, mi è purtroppo faticoso, ma se tu mi aiuti a comprendere con
la tua ragione, sicuramente potrei superare meglio questo mio
malessere.".
M: "Sì, posso proteggerti dagli assalti negativi della vita, ma solo
se tu riuscirai a valutare gli avvenimenti anche da un'altra
prospettiva, e cercando di capire che il sole può arrivare anche là,
dove ci sono le ombre più oscure; però non è tanto facile, sai?…
avverto però che tu sei più forte di me!".
C: "Se vuoi possiamo trovare un compromesso, vuoi?".
M: "Dimmi: quale?".
C: "Cercherò di farmi distrarre da stimoli positivi che mi porrai
davanti, però non dovranno urtare la mia sensibilità, so che tu ami
elevazioni che io non potrei capire…".
M: "Ciò che è insito in me non è facile da controllare, ma qui
dovrai intervenire tu per perfezionare il tuo desiderio. Credo che
se trovassimo un accordo, sono sicura che staremmo veramente bene
entrambi".
C: "Sì, come le verdi foglie che sul frondoso ramo mosse da brezza
procurano benessere e refrigerio al Cuore ed alla Mente, io farò del
mio meglio per mantenere questa promessa e se dovessi cedere,
lascerò a te ogni decisione".
M: "Ben detto! Ed ora adagiati e lasciati guidare, vedrai che la tua
pena, pian piano, svanirà".
C: "E sia…".
scrivi al web master
Grazie per i vostri Suggerimenti
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